Reputazione e presentazioni
Cos’è la reputazione, come puoi costruirla, e come puoi consolidarla con le presentazioni (con o senza slide).
Ne abbiamo parlato con Santina Giannone, fondatrice di Reputation Lab, studio di comunicazione che si occupa della reputazione delle aziende con un approccio che unisce Brand Journalism, PR e scienze cognitive.
Se vuoi seguire i prossimi webinar:
- La reputazione: quella cosa intangibile, sfuggente, sfaccettata
- Reputazione, immagine, identità: non sono la stessa cosa
- Lavorare con la nostra reputazione si può. Per esempio con le presentazioni
- Cosa si può fare per migliorare la reputazione?
- Bonus track: il video del webinar “Presentazioni e reputazione”
La reputazione: quella cosa intangibile, sfuggente, sfaccettata
La reputazione è quella cosa che, quando chiedi un prestito in banca, determina se ti è concesso e a quali condizioni. Un set di informazioni sulla base delle quali siamo valutati.
La reputazione è quella cosa che porta a un evento le persone, che hanno deciso di aderire perché si fidano della qualità di chi ha organizzato, o di chi parlerà.
La reputazione è quella cosa che ci fa avere un potere di contrattazione più o meno forte con un cliente quando presentiamo un preventivo, è quella cosa che ci fa invitare a un evento come speaker.
E qui arriva la definizione “accademica”:
La reputazione è l’insieme di tutte le idee e le aspettative che gli stakeholder hanno su di noi come azienda o come professionist3. Determina la fiducia e anche grande parte del nostro valore percepito sul mercato.
Molto bene, il “problema” è che la reputazione è intangibile e difficilmente calcolabile. E non è univoca: io posso avere una reputazione come madre, una come professionista, una come capa di un’azienda. Ma non necessariamente le 3 reputazioni coincidono. Abbiamo una reputazione diversa a seconda di pubblici e contesti diversi.
Ecco perché abbiamo parlato di “tutte le idee e le aspettative”: in realtà non abbiamo UNA reputazione, abbiamo TANTE reputazioni, risultato di quello che una serie di pubblici hanno filtrato tra le informazioni su di noi che hanno ricevuto.
E quindi c’è anche una reputazione “di rimbalzo”, ovvero quello che la gente pensa di noi senza conoscerci, per sentito dire. Siamo biologicamente programmati per credere ai nostri simili, anche se non abbiamo garanzia di obiettività. Se ci fidiamo di una persona, tendiamo a fidarci anche dei suoi giudizi e opinioni su un’altra persona.
Reputazione, immagine, identità: non son la stessa cosa
Queste tre parole sono spesso usate come sinonimi, ma non lo sono: riguardano aspetti diversi, pur avendo alcuni elementi in comune.
L’identità è ciò che siamo, come ci definiamo, cosa comunichiamo di noi stessi. Quindi è più legata ai pubblici interni, alla propria percezione di sé.
L’immagine è come ci comunichiamo all’esterno, quindi ha più a che fare con il posizionamento.
E qui si apre il tema dell’autenticità: identità e immagine devono corrispondere al 100%? Quanto una buona identità e una buona immagine devono corrispondere per funzionare?
Quindi cos’è la reputazione rispetto a immagine e identità?
Non c’è una formula algebrica, ma la reputazione è l’intersezione tra immagine e identità: la somma dell’idea che i pubblici interni e i pubblici esterni hanno di noi, e quindi anche la somma di quanto comunichiamo consapevolmente e inconsapevolmente.
Lavorare sulla nostra reputazione si può. Per esempio con le presentazioni.
La reputazione, come abbiamo visto, non è completamente sotto il nostro controllo.
È il paradosso della reputazione:
La reputazione ci riguarda ma non ci appartiene.
Quindi in parte la possiamo influenzare, in parte no.
Pensa anche solo a un discorso pubblico: io dico le stesse parole a tutte le persone, ma ognuna di loro uscirà con la sua percezione di quanto ho detto, e non necessariamente quella che volevo io.
Così avviene anche per la reputazione in generale: le persone hanno una percezione diversa, a seconda delle aspettative, delle idee, dei vissuti individuali.
Se sono consapevole di tutte queste cose, o almeno di una parte, (ricorda: conosci il tuo pubblico), allora posso lavorarci.
Possiamo controllare il controllabile, e poi rasserenarci: il resto non dipende da noi, pensa che responsabilità che ci togliamo dalle spalle!
Dopo questa premessa necessaria, parliamo di presentazioni.
Una presentazione è una presentazione anche senza slide. Se ci pensi, la prima presentazione siamo noi, siamo una slide vivente:
- Come ci presentiamo, che vuol dire anche come siamo vestit3 (senza farne una malattia, eh).
- Il nostro tono di voce, se usiamo l’ironia e come.
- La comunicazione non verbale (i gesti, la postura, le espressioni del volto) e paraverbale (il volume, il timbro, il ritmo della voce, ecc).
Se parliamo di presentazioni con slide, per me vale la stessa cosa che sento per i siti aziendali/professionali: hanno un forte impatto relazionale. Nel senso che sono motivo di upgrade o downgrade di quello che penso delle persone e del mio rapporto con loro.
Se tu stai richiedendo la mia attenzione e il mio tempo, devi darmi cura. Dammi una presentazione in cui io riconosca che ti sei presə cura della mia capacità di comprensione, della mia attenzione e del ritmo giusto per tenerla viva. Che non mi faccia pensare: ho sbagliato a essere qui.
Ecco, le slide sono spesso un’ottima occasione per dimostrare cura e attenzione verso il tuo pubblico, quando le guarda e riconosce “le ha pensate per me”.
Cosa si può fare per migliorare la reputazione?
La consapevolezza che la reputazione non è del tutto sotto il nostro controllo può far venire l’ansia. Ma se ci pensi bene l’effetto può essere il contrario. Liberiamoci di questa ansia inutile: non dipende tutto da noi. Pace.
Ma qualcosa che possiamo fare c’è.
1. Teniamo d’occhio la COERENZA.
Non facciamo promesse (o minacce) che non sappiamo di poter mantenere, perché le aspettative sono la cosa più difficile da gestire.
Fai quello che dici. Non sempre è “fare di più”, spesso è “dire di meno”.
2. Scegliamo cosa mostrare.
Qual è lo spicchio di noi che vogliamo rendere pubblico e visibile? Non tutta la nostra identità deve essere per forza visibile, possiamo decidere cosa tenere fuori, magari per la nostra identità più privata.
3. Rendiamo esplicito l’implicito.
Non diamo per scontato che certi aspetti di noi siano immediatamente visibili. Facciamo noi un piccolo sforzo per ridurre la complessità della percezione del nostro pubblico.
Esporsi è uno sforzo necessario nelle relazioni.
4. La reputazione non si costruisce quando ci serve.
La reputazione, come le relazioni, non si costruisce quando ci serve. Ci dobbiamo aver già lavorato prima, e non in funzione della costruzione della reputazione. Un altro paradosso, insomma.
Una reputazione solida si vede sulla lunga distanza, perché è coerente, consistente, e non è stata costruita “in funzione” di qualcosa, ma è la restituzione di tutto quello che hai costruito, un passo alla volta.
Bonus track: il video del webinar “slide e reputazione”
Una presentazione efficace aumenta la tua reputazione… con o senza slide!
È arrivato il momento di ricordare COSA POSSIAMO FARE INSIEME.
Vuoi lavorare insieme sulla tua presentazione o sulla tua comunicazione?
Ci sono molti modi per farlo, qui te ne proponiamo almeno quattro.
Intanto, rimaniamo in contatto!