Il ruolo dell’AI nelle presentazioni: uno strumento potente, da supporto nelle 4 fasi del metodo Slide Queen ad assistente creativa.

INDICE

In questo periodo si parla molto di Intelligenza Artificiale e di come ChatGPT, Dall-e, Midjourney e Canva, con il suo Magic-Write, stiano permeando la nostra vita. Ma ancora non sappiamo fino in fondo come applicarle e le conseguenze che avranno sul nostro quotidiano.

Le AI sono addestrate a comprendere e interagire con l’essere umano attraverso il linguaggio naturale ma, secondo me, non potranno mai sostituire l’esperienza umana e il valore della relazione vis à vis. Non sostituiscono ma – se usate bene – sicuramente sono utili perché semplificano e valorizzano alcuni processi creativi. Come progettare una presentazione, per esempio.
In più, quando ci approcciamo a un’AI, ricordiamoci sempre che sono state modellizzate da altri esseri umani e quindi sono, per loro natura, condizionate dai bias delle persone che le hanno addestrate. 

I bias dell’Intelligenza Artificiale

Usare strumenti di AI soddisfa quell’anima nerd che si nasconde dietro ai miei capelli da Memole, e allo stesso tempo ogni giorno lotto per non far dimenticare che dietro ogni grande presentazione c’è sempre una grande persona, indipendentemente dagli strumenti che usa per perfezionare le sue slide.

La sfida che ancora non ho vinto è di far generare un’illustrazione verosimile di me e della mia partner in slide: per renderci mediamente credibili nella rappresentazione della nostra età anagrafica mento e dico che abbiamo 55 anni e siamo molto sovrappeso. E l’AI il peso lo modifica solo in una parte del corpo… sbagliando! Scorri le slide e sorridi con me!

Esiste un solo modo di apprendere? Riflessioni dal 2000 a oggi

A fine 2000, Graziella Tonfoni in Sistemi cognitivi complessi | Intelligenza artificiale e modelli di organizzazione della conoscenza portava l’attenzione sulla pluralità di modi in cui si può conoscere e apprendere.

Nel suo saggio, Tonfoni sottolinea l’importanza di un’educazione collettiva alla gestione attiva dei molti modi di apprendere e dei diversi “stili cognitivi”, in modo da garantire una crescita formativa che non sia un semplice addestramento all’uso dei nuovi strumenti tecnologici, ma una reale consapevolezza sulla possibilità e sui modi per “agire autonomamente i processi comunicativi”.

Con un salto lungo 23 anni arriviamo a oggi, nell’era dell’Intelligenza Artificiale generativa, ovvero di quelle intelligenze artificiali che grazie alle tecniche di deep learning e sulla base di dati pregressi, generano contenuti nuovi “agendo” quel famoso processo comunicativo di cui parlava Tonfoni. In particolare, stiamo familiarizzando con quelle tecnologie che “a partire da un input testuale permettono di ottenere testi, immagini, video, codice inedito” come ci suggerisce Vincenzo Cosenza in Verso il marketing aumentato: l’AI e gli scenari Martech.

Alla luce di queste riflessioni mi chiedo:

  • Abbiamo raggiunto il famoso punto di singolarità tecnologico (possibilità che mi affascina tantissimo)?
  • Un’Intelligenza Artificiale generativa riuscirà a fare una presentazione al posto mio o, addirittura, meglio di me?

AI, presentazioni e relazioni

Una premessa importante: cosa sono le presentazioni?

Le presentazioni possono essere di vario tipo: una presentazione classica in un’evento/convention/riunione, con le slide di accompagnamento, ma anche una conversazione al bar con alcuni appunti scritti a mano, un disegno in diretta durante una riunione.

Le presentazioni non sono (solo) le slide. Le presentazioni sono un supporto – qualunque – uno speaker e un pubblico. Senza un pubblico non c’è una presentazione.

A cosa servono le presentazioni?

Le presentazioni servono a diffondere delle idee e dei valori. Ma in rapporto con il nostro pubblico.

Come scrive la mia partner in slide:

Le migliori presentazioni sono conversazioni
Marie Louise Denti


Quindi la risposta alla domanda che ci poniamo sempre, quella domanda, è no, un’Intelligenza Artificiale non potrà sostituirsi a noi come speaker.
Per contro, mi risuona molto la teoria di Mafe de Baggis che interpreta le AI come collaboratori per un nuovo modo di progettare contenuti e non le vede come concorrenti o come sostituti delle persone.

Una AI può quindi avere una relazione con me (che sono una presentation & brand designer) per supportarmi nella realizzazione della mia prossima presentazione? Assolutamente sì, e vediamo come, attraverso i 4 passi del metodo Slide Queen.

1. Ideazione: le domande che pongo alle AI 

In questa fase preliminare i software di AI sono utili per confrontarmi sulla struttura di una presentazione efficace, in un “brainstorming veloce”.
Per avere risposte utili, la vera sfida è imparare a fare le domande giuste, sia per il supporto nella generazione delle immagini sia per la redazione di testi efficaci.

Un punto a favore dell’adozione delle AI è il risparmio di tempo. La velocità con cui elabora una risposta, dopo aver ricevuto uno stimolo rilevante, mi permette di costruire più scenari possibili. Ma a questo punto sta a me scegliere quello più congeniale alla mia audience. Ricordiamo sempre che le AI possono essere viziate nelle risposte dalla base dati su cui hanno appreso e dal loro aggiornamento.

Per questo, faccio sempre domande mirate ad avere informazioni in più, o chiarimenti, perché siano un supporto reale nell’esplorazione dei contenuti della presentazione.
Alcuni esempi di domande pertinenti:

  • Puoi mostrarmi un grafico che illustra l’aumento dell’utilizzo dei pagamenti contactless ai tornelli della metropolitana di Milano nell’ultimo anno, per favore?
  • Quali sono le tendenze del visual design nel 2024 in Occidente?
  • Esistono studi che supportano la teoria skinneriana sulle AI? È obsoleta o ancora attuale? 

Alcune risposte possono essere fuorvianti, proprio perché siamo di fronte a un software che non è ancora in grado di comprendere del tutto il contesto.
Per esempio, se chiedessi “che pubblico troverò in sala il giorno della presentazione?“, non otterrei di sicuro una risposta soddisfacente.
Per contro, l’AI può aiutarmi ad analizzare le informazioni demografiche e professionali che le ho fornito e può darmi suggerimenti utili sul tipo di esempi o sul tono di voce da utilizzare di fronte a quel pubblico specifico.

2. Progettazione: previsualizzazione

Durante la progettazione posso appoggiarmi alla AI per velocizzare la fase di previsualizzazione della mia presentazione:

  1. Posso confrontarmi con un’AI per individuare aperture o chiusure alternative alla mia, prima di sviluppare lo storyboard. Oppure posso appoggiarmi a ChatGPT e alle sue capacità di comprendere il linguaggio naturale per analizzare il contenuto della presentazione e farmi suggerire le immagini, i font e i colori più adatti all’argomento che tratto.
  2. Dall-e o MidJourney sono software perfetti per previsualizzare le immagini da inserire nella presentazione finale e comprendere subito se funzionano in termine di stile, metafora visiva e ritmo della presentazione.  
  3. Magic-Write di Canva sembra cogliere il contesto semantico della presentazione e riesce a suggerire testi appropriati. A tal proposito, ho chiesto un chiarimento proprio a ChatGPT: La funzionalità “Magic Text” di Canva utilizza l’intelligenza artificiale per analizzare il testo della presentazione e suggerire modi per migliorare la leggibilità, l’impatto visivo e la pertinenza del testo. Inoltre, l’AI di Canva può offrire suggerimenti per il titolo, la descrizione e i tag di una presentazione, basati sull’analisi del contenuto della presentazione e delle parole chiave associate a essa. 

Posso usare molti strumenti di AI anche nella fase di progettazione, ma ricordiamo sempre: dobbiamo integrarli con l’intuizione, la preparazione e la personalità dello speaker, in modo da valorizzare il messaggio e non omologarlo a quello che il software propone.

3. Realizzazione: format

La fase di realizzazione è quella dove “si fanno le slide”, la scenografia del mio discorso, che può fare la differenza tra una presentazione noiosa e una interessante.
Anche in questa fase posso usare le AI per dare un boost alle mie slide:

  • Format: le AI possono evitare errori di formattazione che possono distrarre il pubblico dal messaggio della presentazione. I suggerimenti di format, design, palette cromatiche, colori, si trovano nelle ultime release dei software per presentazioni.
  • Modelli di design preimpostati suggeriti direttamente dallo strumento: la sua AI analizza il contenuto della presentazione e propone solo i modelli che ritiene più funzionali all’obiettivo della mia presentazione.
  • Caratteri e colori: l’AI suggerisce le combinazioni migliori, dopo aver analizzato il contenuto della presentazione.
  • Supporto nei contenuti visivi e interattivi: un software di AI può creare grafici e tabelle che mostrano i dati in modo più chiaro e coinvolgente rispetto al “grafico excel”, magari navigabili e esplorabili secondo la volontà del pubblico. 
  • Animazioni rilevanti: non son fan delle animazioni a tutti i costi, bensì dell’animazione realizzata e mandata in play nel punto giusto. Le AI di software come Canva suggeriscono l’animazione più adatta al contesto.
  • Supporto alle interazioni con il pubblico: per creare sondaggi in tempo reale e raccogliere feedback dal pubblico.

Anche in questa fase, evito di farmi guidare dallo strumento: ha il solo scopo di aiutarmi a potenziare le idee. Il rischio è di perdere in efficacia se non inserisco la mia identità, il mio tono di voce e il mio stile: proprio gli elementi che rendono unica la mia presentazione.

4. Revisione: kill the typo

La parte della revisione è la grande trascurata di ogni presentazione, di solito per mancanza di tempo. L’AI, invece, velocizza di molto alcuni processi. Ecco cosa può fare: 

  • La correzione grammaticale dei testi delle slide, grazie al riconoscimento del linguaggio naturale, e la modifica in tempo reale delle slide.
  • La localizzazione in un’altra lingua dei testi della presentazione, in modo automatico.
  • Il controllo della coerenza cromatica di tutta la presentazione.
  • Il controllo del tempo durante la presentazione e di aderenza tra scenografia (slide) e discorso (note del presentatore).

L’AI non solo ci può aiutare, ma può TRASFORMARE il modo in cui creiamo le nostre presentazioni.

Ma se tutti creiamo cose (immagini, testi, presentazioni…) con la AI, come evitiamo che i nostri contenuti siano tutti uguali?

La risposta è in un libro, come avviene spesso. Il libro è Ruba come un artista, di Austin Kleon.
Da un po’ mi sto interrogando sulla questione, perché mi interessa capire come imparare a rubare come un artista ma in modo etico, consapevole e gentile, per contrastare la tendenza alla creazione di contenuti tutti uguali.
Ne ho parlato in un talk al Freelancecamp Veneto. Puoi guardare il video, ma qui ti riporto le considerazioni principali.

La semplice imitazione dei propri eroi non significa rendere loro onore, perché li si venera solo quando se ne trasforma l’opera in qualcosa di personale: aggiungendo al mondo quella certa cosa che si è gli unici a poter aggiungere.
Austin Kleon

La grammatica visiva surreale dell’Era Moderna

Ma guardiamoci intorno: qual è la grammatica visiva che ci circonda? Sembra che siamo diventati tutti dei novelli Tim Burton. Immagini (e testi!) iperbolici, surreali, apocalittici.

Ho letto un post di Mafe de Baggis di commento a un articolo sul nuovo surrealismo nelle immagini che ci circondano, questa tendenza visiva che sta permeando sempre di più il nostro immaginario. Dagli spot, ai cartelloni pubblicitari a una nuova poetica nelle slide delle presentazioni, queste immagini riflettono l’evoluzione del nostro immaginario grazie all’AI e strumenti come DALL·E, che democratizzano la creazione di opere che sfidano la realtà. Questo movimento moderno surreale sta influenzando la nostra dieta visiva in cui il bizzarro e l’incongruo convivono con la rappresentazione tradizionale della realtà.

Questa tendenza si discosta dalla tradizione artistica di maestri del surrealismo come Dalí o Magritte la cui abilità tecnica e l’accesso a materiali artistici tradizionali erano fondamentali; oggi l’AI rende la creazione delle immagini più POP. Questo significa non solo che più persone possono creare immagini di ogni tipo, ma anche che l’interpretazione di cosa sia considerato reale-surreale si sta espandendo. Quante volte quando vediamo un’ ADV con delle immagini surreali come quella famosissima del bagno piscina di Jacquemus ci chiediamo se sia stata elaborata con la AI?

Stiamo vivendo un cambiamento significativo nell’accesso e nel consumo delle immagini, con sempre nuove sfide sulla nostra concezioni di creatività e autorialità. Ci troviamo di fronte a nuove domande sulla relazione tra umanità e tecnologia, arte e intelligenza artificiale, che aprono nuovi orizzonti, anche etici.

L’uso-medio delle AI nelle Presentazioni

Quante parole scritte da un’AI vediamo scorrere nelle caption dei post su Instagram o LinkedIn e nelle presentazioni?
SPOILER: qui nessuno sta rubando come un’artista.
L’uso che mediamente vedo fatto dell’AI è ripetitivo e poco ispirato. Il risultato? LA NOIA.

Solo il 5% delle presentazioni a cui siamo obbligati ad assistere, è trasformativa. L’uso che mediamente vedo fatto dall’AI nelle presentazioni è ripetitivo e poco ispirato.

Ma quindi, qual è il ruolo dell’AI nelle nostre presentazioni?
Anche qui faccio appello a un libro, l’ Eroe dai mille volti di Joseph Campbell. Ti dice nulla la struttura del mito, il viaggio dell’eroe, ecc? Ecco.

Il ruolo del Mentore e dello strumento magico nella narrazione delle presentazioni

L’AI nelle presentazioni, anzi le intelligenze artificiali GENERATIVE sono come la spada laser per Yoda, il bastone per Gandalf o Cerebro per il professor Xavier degli X-men. Le AI offrono nuovi spunti creativi di ispirazione, in tutte le storie il Mentore usa sempre il suo bastone magico, il libro di magia o la spada laser.

E noi che facciamo una presentazione raccontiamo una storia, siamo il Mentore del nostro pubblico che è a sua volta l’Eroe della nostra storia. Noi lo stiamo aiutando a cambiare un punto di vista, a risolvere un problema, a riflettere su un tema.
Il “bastone” è solo uno strumento, un canalizzatore, un catalizzatore di una energia che il mentore ha dentro di sé.

Ecco alcuni esempi di “bastoni”:

Li uso per quello che sono: strumenti.

Per questo io auspico in un cambio di paradigma nell’uso dell’AI, con un approccio etico e consapevole.
DALL-E e Midjourney o Ideogram sono strumenti che uso per generare immagini e superare le limitazioni della tipica banca immagini aziendale. È importante dare prompt dettagliati e precisi, per ottenere i risultati più vicini possibile alle esigenze della presentazione.

Austin Kleon dava 10 consigli per imparare a esser più creativi nel lavoro e nella vita. Io ne lascio 3, per fare presentazioni migliori usando le AI.

1. Abbraccia l’imperfezione per essere RILEVANTE per il tuo pubblico.

Accetta e celebra le imperfezioni nelle immagini generate dall’AI o nelle narrazioni.
Sii onestə , sincerə, verə, umanə: anche se usi l’AI per generare le tue immagini! Questo approccio rende le presentazioni più autentiche e vicine all’esperienza umana.
Lo ha dimostrato già negli anni ’60 William Bernbach con la sua campagna pubblicitaria sul Maggiolino Volkswagen per il mercato americano. Il progetto originario di questa automobile era stato voluto nientepopodimenoché da Aldolf Hitler, che voleva una macchina economica e accessibile per il popolo tedesco. Ma la produzione fu sospesa per la guerra, e il primo modello fu prodotto solo a fine anni ’40 e commercializzato negli USA solo nel ’49. Ma raggiunse il successo solo 10 anni dopo, grazie a questa campagna ideata da Helmut Krone e Julian Koenig per l’agenzia di Bill Bernbach. Il maggiolino era l’esatto opposto di ciò che piaceva agli americani del tempo, ovvero auto potenti, enormi, costose, in un’ottica di gigantismo. Oltrettutto in un periodo di dopoguerra in cui tutto ciò che era tedesco era visto di cattivo occhio.

Il maggiolino era tedesco, “bruttino”, poco potente e accessibile a tutti: no gigantografie, no messaggi roboanti. L’agenzia di Bernbach fu la prima che disse di PENSARE IN PICCOLO. Fu da questa intuizione che nacque THINK SMALL, uno dei primi elogi dell’imperfezione, o della tecnica di fare dei punti di debolezza i veri punti di forza.

In un altro annuncio del 1971, Bernbach scrive questo, un vero e proprio manifesto della verità, già dall’headline, una citazione testuale di un suo cliente:

“Ho un grande trucco. Diciamo la verità.” N.M Ohrbach
Alla Doyle Dane Bernbach abbiamo ricevuto questo consiglio 22 anni fa dal nostro primo cliente, e ci piace ancora. È un trucco con vantaggi fantastici. In primo luogo si va in paradiso. In secondo luogo Ralph Nader [attivista per i diritti dei consumatori] non può colpirci. E in terzo luogo dire la verità è il miglior modo conosciuto di muovere la merce. Naturalmente dire la verità non è sempre facile.
Con il senno di poi, alcuni dei problemi della DBB non sembrano così difficili. Ma, all’epoca, c’è voluta parecchia energia per usare il nostro trucco. Prendete quell’auto per cui facciamo la pubblicità. All’inizio era una piccola creatura dall’aspetto strano per gli occhi condizionati allo stile di Detroit. In effetti sembrava un maggiolino. Così, l’abbiamo chiamata maggiolino. E abbiamo venduto auto.
Bill Bernbach (tradotto da Paolo Egasti) citato in Cose vere scritte bene, a cura di Giuseppe Mazza.

l concetto di “Think Small” evidenzia come l’accettazione e la celebrazione dell’imperfezione nelle immagini generate dall’AI o nelle narrazioni create possano rendere le presentazioni più autentiche, sincere e vicine all’esperienza umana. Non facciamo finta di non vedere il re nudo: evidenziamo le imperfezioni, e contrastiamo la tendenza delle presentazioni a sembrare troppo levigate o impersonali… insomma tutte uguali e poco rilevanti.

2. Contaminiamoci e studiamo

DISCLAIMER: mi ricordo solo il 10% di quello che leggo e non ricordo i titoli dei libri. Ho iniziato a studiare questi temi al Politecnico a fine 2000. 24 anni fa Graziella Tonfoni, linguista e scienziata dell’informazione, in Sistemi cognitivi complessi | Intelligenza artificiale e modelli di organizzazione della conoscenza, portava l’attenzione sulla pluralità di modi in cui si può conoscere e apprendere. Ne abbiamo parlato all’inizio di questo post.
E se torniamo a oggi non posso non nominare #quellibravi: Raffaele Gaito e Mariella Borghi.

3. Sii gentile (anche con la tecnologia): il mondo è un piccolo paese

Kleon ci ricorda infine che la creatività fiorisce dalla “normalità”: bisogna cercare di essere gentili, non farsi nemici, non contrarre debiti, non trascurare la cura di sé e restare sempre con i piedi per terra mentre si coltiva la propria immaginazione e creatività.
Praticamente senza saperlo ci stava raccontando l’attuale panorama creativo aumentato dall’uso delle intelligenze generative.
E il tema è di continuare a rubare come un artista, con gentilezza e pensiero critico, abbracciando e valutando i bias con cui ci risponderà l’intelligenza artificiale e collaborando con la comunità creativa che sta nascendo intorno all’AI.

Sii gentile con la comunità creativa e nel non abusare dell’AI nelle tue presentazioni. Rielaborare mescolando è un buon furto, mentre imitare e non attribuire è una truffa.

In fondo, le migliori presentazioni sono conversazioni. Gentili.

Cito di nuovo Tonfoni, che già nel 2000 diceva:

L’effettiva innovatività di una posizione complessa è basata sulla sottolineatura di un processo di apprendimento non episodico, ma continuo, gestito dall’utente in prima persona.
Graziella Tonfoni in Sistemi cognitivi complessi | Intelligenza artificiale e modelli di organizzazione della conoscenza

Come designer continueremo quindi a guidare il processo creativo. Ci impegneremo a non farci governare dagli strumenti e a non dimenticare la loro fallibilità.

Io sogno un mondo in cui ci relazioneremo con le AI come delle intelligenze aumentate e non intelligenze appiattite (di noi che le usiamo), con cui conversare e stare con gentilezza in una relazione bidirezionale: facciamole crescere, sempre consapevolɜ dei loro bias, e continuiamo ad allenare il NOSTRO pensiero laterale creativo. 

Sogno di trovare nuovi modi per rendere le presentazioni straordinarie e per evitare l’omologazione delle presentazioni generate solo con le AI. Immagino un mondo in cui diventiamo sempre più empaticɜ e bravɜ per distinguerci perché “la presentazione media stile compitino” la realizzerà già un’AI: dovremo creativamente lavorare di più.


Le migliori presentazioni sono e rimarranno conversazioni.


Questo post è la rielaborazione e l’unione di vari discorsi che abbiamo tenuto in questi anni sul tema dell’Intelligenza Artificiale applicata alle presentazioni, come questo post uscito in origine sul blog di Digital Update, il talk al Freelancecamp Padova, e vari interventi e relativi commenti su LinkedIn (sui bias, sul neo-surrealismo delle immagini, sulle intelligenze aumentate vs appiattite).

Se hai letto fino in fondo questo lungo post vuol dire che questo argomento affascina anche te. Continuiamo la conversazione su LinkedIn!


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